Alessandro Barbero - Il Popolo, il Tribuno, la Folla - La vera storia di Cola di Rienzo

Jun 24, 2025

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L'Anonimo Romano è considerato un grandissimo scrittore del Medioevo italiano, sebbene sia ben poco conosciuto rispetto al suo straordinario valore. Non si conosce il suo vero nome, il che lo ha in qualche modo "favorito" rendendolo un autore senza tempo.
Dalle fonti apprendiamo diversi dettagli su di lui:
- Era un romano del Trecento, contemporaneo di Petrarca e Boccaccio.
- Scrisse una cronaca dei suoi tempi che non si limitava solo alle vicende di Roma, ma includeva anche notizie internazionali come la Reconquista in Spagna o la Guerra dei Cent'anni.
- La sua cronaca è stata scritta in lingua volgare, non in latino e non nel fiorentino letterario dell'epoca, ma nel volgare che si parlava a Roma
- Probabilmente era nobile ("me gentilezza la mia nobiltà").
- Era un medico con una profonda cultura filosofica, formatasi all'Università di Bologna, considerata la migliore università italiana dell'epoca.
- Era consapevole dell'importanza della storia
- Si sentiva profondamente romano e italiano, un concetto che, sebbene ovvio all'epoca, è importante sottolineare per la cultura collettiva odierna.

Roma era una città ricca, violenta e brutale, molto diversa dalla Roma più "domata" sotto il potere papale della Controriforma. L'Anonimo voleva mostrare come in questa Roma medievale "tutto era possibile". Era la città di grandi famiglie nobili come i Colonna, gli Orsini, i Caetani e i Savelli, ma anche di mercanti, borghesi, proprietari terrieri e un "popolo di piccoli imprenditori, di artigiani, di commercianti organizzati anche militarmente".
Il Papa era assente, risiedeva ad Avignone, e la città era governata dal Comune, che era spesso in mano ai baroni. Questi ultimi si contendevano la gestione del Comune, una "risorsa fondamentale" che implicava fondi, finanziamenti e appalti, non esitando a combattersi fisicamente. Il capo del Comune era chiamato il "senatore di Roma"

I Romani erano caratterizzati da un forte scetticismo. Le fonti raccontano l'episodio di Fra Venturino da Bergamo, un frate pellegrino che, giunto a Roma, tentò di esortare i Romani a una vita più pia, ma fu deriso e considerato pazzo. I Romani si burlavano di lui perché "volevano sentire se faceva degli sbagli" e non erano disposti a rinunciare ai loro tradizionali e violenti giochi, come quelli del Testaccio, che erano un momento "straordinario di comunione della popolazione cittadina". Questi giochi prevedevano l'uccisione e lo squartamento di tori e maiali, con i concorrenti che portavano "le gocciolanti di sangue sulla punta della spada" alle loro donne come "offerta".
La città era spesso teatro di scontri armati tra le fazioni baronali e contro eserciti esterni (papali o imperiali). L'Anonimo Romano descrive in modo vivido e realistico queste battaglie, notando che anche i cavalieri provano paura e che gli scontri erano più simili a cariche e ritirate che a una mischia generale. I vincitori non mostravano pietà per i vinti, che venivano "macellati come le pecora" e i cui corpi venivano spogliati e lasciati "nudi e muorti".

In questo contesto caotico e violento emerse Cola di Rienzo, un personaggio "stranissimo" che per un certo periodo sembrò in grado di "dirigere il popolo" e "tenere i baroni al loro posto".
Origini e Formazione: Cola era di origini modeste, figlio di un oste e di una lavandaia. Tuttavia, era un ragazzo intelligente che ebbe la possibilità di studiare latino e divenne un "lettore vorace". Si innamorò dei classici e, attraverso di essi, scoprì la passata potenza di Roma, desiderando che la città tornasse a essere grande come un tempo. Era in grado di leggere e spiegare al popolo le antiche iscrizioni latine, cosa che la maggior parte delle persone non sapeva fare, guadagnandosi la loro ammirazione.

Nonostante la sua involuzione tirannica, l'Anonimo Romano conclude che Roma perse una "occasione grandiosa" con la caduta di Cola di Rienzo.

Basso medioevo